Giorgio Armani: tra persona, brand e immagine

Destrutturato, power dress, greige: una legacy che ha fatto la storia non solo del costume ma dell’Italia intera.

Siamo tutte volute essere una donna Armani: forti ma senza eccessi, sexy ma con quieta eleganza, alla moda ma comode.

Probabilmente non lo saremo mai: troppo poco borghesi, mai davvero a nostro agio nei nostri corpi, mai davvero viste nelle nostre società.

Eppure Re Giorgio qualcosa di estremamente forte ce lo lascia: la consapevolezza che non basta una bella divisa se questa non è costruita su di noi, con l’attenzione che sappiamo dare ai nostri gesti, la dedizione che mettiamo nel lavoro, il fascino che scaturisce quando vestiamo davvero i nostri panni.

“Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia.”

In questa frase si riconosce il legame inscindibile tra la sua brand personale e il suo Brand.

Giorgio Armani, l’uomo, ha incarnato sobrietà, rigore, rispetto. Giorgio Armani, la maison, ha tradotto questi stessi valori in linee pure, colori neutri, un’eleganza che non cede mai al superfluo.

La brand personale e ll brand si sono nutriti a vicenda: l’autenticità della persona ha dato credibilità al marchio, la coerenza del marchio ha amplificato la voce della persona.

La fotografia come collante strategico

Ma c’è un altro elemento che ha reso Armani quello che è: la fotografia di Aldo Fallai, il fotografo storico della maison.

Fallai non si è limitato a documentare abiti. Ha tradotto in immagini l’universo estetico e valoriale dello stilista. Ogni scatto restituiva la stessa sobrietà, la stessa misura, la stessa eleganza che Armani incarnava.

Le sue fotografie non erano campagne moda nel senso classico, ma narrazioni visive: atmosfere sospese, personaggi che sembravano uscire da un film neorealista, volti e gesti che raccontavano più di un outfit, restituendo un modo di vivere.

Armani stesso lo riconobbe:

“Lavorare con Aldo mi ha permesso fin dall’inizio di trasformare la visione che avevo nella mente in immagini reali: comunicare che i miei abiti non erano solo confezionati in un certo modo, ma rappresentavano un modo di vivere.”

Branding: dal concetto all’immagine

Qui si trova il passaggio più interessante per chi, come me, si occupa di brand e strategia di brand.

Il fotografo diventa quel collante che trasforma asset intangibili (valori, posizionamento, visione) in immagini tangibili.

È il ponte tra profondità e superficie: tra ciò che un brand “è” e ciò che il mondo può “vedere”.

Per Armani, il rigore personale, l’essenzialità stilistica e la coerenza del marchio hanno trovato un’eco visiva potente grazie all’obiettivo di Fallai.

Il risultato? Non solo abiti, ma icone. Non solo moda, ma identità riconoscibile, replicabile, memorabile.

La lezione per i brand di oggi.

Un brand non vive solo nei prodotti o nei servizi che offre.

Vive nelle immagini che lo rappresentano, nei segni che lascia nella memoria collettiva.

E se Armani ci insegna che una brand si abita prima di costruirla, Fallai ci mostra che un brand si vive nelle immagini che lo raccontano.

articolo scritto con il contributo di Valeria Agabiti

Lascia un commento