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Se ti racconti, tutto cambia

La fotografia è uno strumento meraviglioso che ci permette di catturare momenti della nostra vita e di farli diventare racconti tangibili. Quando fotografiamo, immortaliamo momenti che altrimenti potrebbero sfuggirci, e questo ci permette di creare una sorta di archivio di momenti speciali che potremo rivedere e rivivere in futuro.

Ma la fotografia non è solo questo. È anche un modo per esprimere noi stessi, per raccontare la nostra storia.

Quando decidiamo di condividere le nostre fotografie, stiamo dicendo al mondo qualcosa su di noi, su ciò che abbiamo vissuto e su come abbiamo scelto di viverlo. E questo può essere un atto di grande coraggio, perché condividere la propria storia può essere difficile e spesso ci rende vulnerabili.

Ma quando lo facciamo, tutto cambia.

La nostra vita diventa un racconto, e questo ci permette di vedere le cose in modo diverso. Il buio diventa luce, e le difficoltà che abbiamo affrontato diventano un punto di partenza per un futuro migliore. Ci rendiamo conto che il posto caldo, il posto al sud, è dentro di noi, e che dobbiamo cercarlo là, anche se a volte sembra nascosto.

A volte, il posto che stiamo cercando è solo un’altra versione di noi stessi. Non dobbiamo necessariamente partire o fuggire per trovarlo.

Il vero altrove può essere dove già siamo, ma abbiamo bisogno della forza di affrontare la realtà per trovarlo. Dobbiamo muoverci da fermi, accettare la nostra vita così com’è, e solo così possiamo cambiarla.

E se non riusciamo a trovare il posto caldo, dobbiamo inventarlo. Dobbiamo creare le condizioni per la nostra felicità e per il nostro benessere, perché solo noi siamo responsabili della nostra vita e delle nostre scelte. Possiamo fare le valigie per il mondo, oppure possiamo trovare il nostro posto caldo qui, dove siamo, un passo dopo l’altro.

La fotografia può aiutarci in questo processo. Quando fotografiamo, stiamo catturando un momento, ma stiamo anche creando una narrazione. Stiamo raccontando la nostra storia, e questo ci permette di guardare la vita con occhi diversi. La fotografia ci aiuta a trovare la bellezza nei dettagli, a cogliere i momenti speciali che altrimenti potrebbero sfuggirci.

Ma soprattutto, ci permette di creare una narrazione di noi stessi, di ciò che abbiamo vissuto e di ciò che vogliamo ancora vivere.

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[ricamare se stessi]

Molti anni fa in un mercatino delle pulci a Berlino, per la prima volta, vidi scatole piene di vecchie foto in vendita.

Ricordo la sensazione di sorpresa che mi colse.

Ero una ragazza che doveva finire le scuole superiori, e quello che provai fu subito tristezza, misto indignazione. 

Come si potevano abbandonare le foto di famiglia?

Io non ho frequentato l’asilo nido, sono cresciuta insieme alla nonna paterna.

Uno dei nostri passatempi preferiti, insieme a rilegare libri e guardare telenovele sudamericane, era tirare fuori la scatola delle foto di famiglia e osservarle per ore.

Mi piaceva sentirle raccontare le storie che custodivano.

Non a caso oggi sono una fotografa che gioca con le parole: le storie per immagini hanno sempre abitato la mia testa. 

Tre anni fa mi sono decisa: ho acquistato alcune vecchie foto di persone sconosciute.

Volevo ridargli vita e immaginare di quali storie fossero custodi.

Ho scelto di usare ago e filo.

Aggiungere colore alle immagini in bianco e nero mi permette di attualizzarle in un nuovo contesto, di integrare quelle storie dimenticate nel qui e ora.

Come fotografa, cerco di connettermi alla storia di ogni persona che ritraggo.

Mi piace conoscere chi ho di fronte, scendere nelle profondità: fotografare ciò che sento, molto più di quello che vedo.

La mia è una scelta precisa: ogni persona è unica e cela dentro di sé un mare di storie nascoste.

Da buon marinaio cerco di navigare in queste acque per ri-portare a galla queste storie attraverso le mie immagini.

E’ un’immersione profonda, rivelatrice.

Molte persone non amano essere ritratte perchè non apprezzano la loro immagine impressa in fotografia.

Per superare questa distanza tra noi e il rapporto che abbiamo con la nostra immagine è nato 

“mi-ricamo”

Mi-ricamo il ritratto” è un atto creativo e di unificazione: significa prendere la nostra immagine e trasformarla, creando un’ immagine nuova.

Come per il ricamo, anche per cambiare serve tempo.

Ricamare la propria immagine significa ricostrire un rapporto con lei, rigenerarsi, integrando ogni parte di noi.

Si tratta di raccontare la nostra storia attraverso una pratica antica, che per i sui tempi di lavoro ci costringe a momenti di riflessione, di quiete della mente e del cuore, di solitudine.

Quella solitudine che trae la sua origine in sollus, intero.

Mi-ricamarsi è una meditazione di pace: significa ritornare in noi stessi e arrendersi alla nostra unica bellezza.

Giorgio Armani: tra persona, brand e immagine

Destrutturato, power dress, greige: una legacy che ha fatto la storia non solo del costume ma dell’Italia intera.

Siamo tutte volute essere una donna Armani: forti ma senza eccessi, sexy ma con quieta eleganza, alla moda ma comode.

Probabilmente non lo saremo mai: troppo poco borghesi, mai davvero a nostro agio nei nostri corpi, mai davvero viste nelle nostre società.

Eppure Re Giorgio qualcosa di estremamente forte ce lo lascia: la consapevolezza che non basta una bella divisa se questa non è costruita su di noi, con l’attenzione che sappiamo dare ai nostri gesti, la dedizione che mettiamo nel lavoro, il fascino che scaturisce quando vestiamo davvero i nostri panni.

“Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia.”

In questa frase si riconosce il legame inscindibile tra la sua brand personale e il suo Brand.

Giorgio Armani, l’uomo, ha incarnato sobrietà, rigore, rispetto. Giorgio Armani, la maison, ha tradotto questi stessi valori in linee pure, colori neutri, un’eleganza che non cede mai al superfluo.

La brand personale e ll brand si sono nutriti a vicenda: l’autenticità della persona ha dato credibilità al marchio, la coerenza del marchio ha amplificato la voce della persona.

La fotografia come collante strategico

Ma c’è un altro elemento che ha reso Armani quello che è: la fotografia di Aldo Fallai, il fotografo storico della maison.

Fallai non si è limitato a documentare abiti. Ha tradotto in immagini l’universo estetico e valoriale dello stilista. Ogni scatto restituiva la stessa sobrietà, la stessa misura, la stessa eleganza che Armani incarnava.

Le sue fotografie non erano campagne moda nel senso classico, ma narrazioni visive: atmosfere sospese, personaggi che sembravano uscire da un film neorealista, volti e gesti che raccontavano più di un outfit, restituendo un modo di vivere.

Armani stesso lo riconobbe:

“Lavorare con Aldo mi ha permesso fin dall’inizio di trasformare la visione che avevo nella mente in immagini reali: comunicare che i miei abiti non erano solo confezionati in un certo modo, ma rappresentavano un modo di vivere.”

Branding: dal concetto all’immagine

Qui si trova il passaggio più interessante per chi, come me, si occupa di brand e strategia di brand.

Il fotografo diventa quel collante che trasforma asset intangibili (valori, posizionamento, visione) in immagini tangibili.

È il ponte tra profondità e superficie: tra ciò che un brand “è” e ciò che il mondo può “vedere”.

Per Armani, il rigore personale, l’essenzialità stilistica e la coerenza del marchio hanno trovato un’eco visiva potente grazie all’obiettivo di Fallai.

Il risultato? Non solo abiti, ma icone. Non solo moda, ma identità riconoscibile, replicabile, memorabile.

La lezione per i brand di oggi.

Un brand non vive solo nei prodotti o nei servizi che offre.

Vive nelle immagini che lo rappresentano, nei segni che lascia nella memoria collettiva.

E se Armani ci insegna che una brand si abita prima di costruirla, Fallai ci mostra che un brand si vive nelle immagini che lo raccontano.

articolo scritto con il contributo di Valeria Agabiti

Il Reichstag impacchettato da Christo (Berlino, 1995)

L’arte di coprire per rivelare

Ero lì.
Nel cuore di Berlino, sotto un palazzo scomparso.

Il Reichstag impacchettato da Christo non era solo arte.
Era una dichiarazione.
Una pausa visiva in un luogo pieno di storia e ferite.
Una lezione di identità: anche quello che è stato può cambiare forma. Anche quello che pesa può diventare leggero.
Anche ciò che copri, può parlare.

Io non avevo parole, allora.
Ma avevo occhi.
E un cuore che si è aperto come si apre un obiettivo: lentamente, ma per sempre.

Da lì ho capito che non volevo solo guardare.
Volevo raccontare.

Volevo imparare a riconoscere le immagini che cambiano le persone.
E oggi, è quello che faccio.

Creo immagini che rivelano.
Anche quando sembrano nascondere.


Qual è l’immagine che ha cambiato il tuo modo di vedere?

La verità dello sguardo: come il vedere ci definisce

È da un po’ che non mi siedo a scrivere, che non mi prendo il tempo di mettere in parole il mio percorso, le mie riflessioni e il mio lavoro. Ma oggi, leggendo questa frase, qualcosa si è riacceso in me. Una verità semplice e potente: “la cosa interessante del vedere è che il vedere presuppone uno sguardo. E lo sguardo dipende da quel che sei, dalle tue esperienze, dai tuoi amori e dai tuoi pregiudizi.”

Questa frase mi ha colpita per la sua profondità. Vedere non è semplicemente un atto meccanico, un prendere informazioni dal mondo e catalogarle. Vedere è uno sguardo. E uno sguardo è personale, è unico, è il riflesso di tutto ciò che ci rende chi siamo: le nostre esperienze, le emozioni che abbiamo vissuto, i nostri amori e, sì, anche i nostri pregiudizi. Lo sguardo è il filtro attraverso il quale leggiamo il mondo, ed è questo filtro che fa la differenza tra una storia qualunque e una storia che tocca nel profondo.

Quando racconto storie visive attraverso la fotografia, non sto semplicemente costruendo un’immagine; sto cercando di catturare uno sguardo. Voglio che chi guarda veda qualcosa che va oltre l’apparenza, qualcosa che riflette l’essenza di chi si trova davanti all’obiettivo. E questo processo è, prima di tutto, un atto di verità. La verità dello sguardo è più importante di ogni trama elaborata, di ogni personaggio incredibile che potremmo inventare. 

La storia più autentica non nasce dall’intreccio delle parole o dalla complessità della narrazione, ma dalla sincerità dello sguardo. È da qui che inizio ogni mio progetto, è da qui che ogni identità visiva che costruisco prende forma. Ogni immagine è una storia raccontata attraverso la lente di chi sono, di chi è la persona davanti a me, e di come queste due verità si incontrano e si riflettono.

È per questo che oggi mi sento di tornare alla scrittura, per raccontare e raccontarmi, con lo stesso sguardo che uso per costruire immagini. Voglio esplorare con voi cosa significa vedere, davvero. Vedere non solo ciò che è ovvio, ma anche ciò che è nascosto dietro le superfici, ciò che emerge dalle storie personali e dall’esperienza vissuta. Questo ritorno alla scrittura è per me il primo passo di un nuovo percorso freelance, un percorso in cui lo sguardo non è solo uno strumento creativo, ma una forma di connessione, di ascolto e di scoperta.

Quindi, ecco la mia riflessione: tutto inizia da uno sguardo. Il modo in cui vediamo il mondo è ciò che definisce come scegliamo di raccontarlo. La mia missione è aiutare le persone a riconoscere il valore del loro sguardo, a capire che la loro prospettiva unica è il vero punto di forza, sia nella narrazione visiva, sia nel racconto di se stesse.

Ed è solo attraverso la verità dello sguardo che possiamo creare qualcosa di autentico, qualcosa che risuona e lascia un segno.

Comunicazione Sostenibile: Verso una Connessione Autentica con il Pubblico

In questo articolo di blog, esploreremo approfonditamente l’importanza della comunicazione sostenibile e come possiamo costruire una connessione autentica con il nostro pubblico, mantenendo l’etica e rispettando l’ambiente. Scopriremo le sfide e le opportunità che questo approccio ci offre per un marketing responsabile.

La Comunicazione Autentica: Una Via Verso la Fidelizzazione del Pubblico

Una comunicazione autentica è il fondamento per una relazione duratura con il pubblico. Quando siamo fedeli a noi stessi, i nostri valori e la nostra missione, il pubblico risponde positivamente. Creare contenuti di qualità che rispondano alle reali esigenze del nostro target è essenziale per instaurare una connessione profonda e duratura.

Rispettare i talenti e le energie psicofisiche del team dietro al brand è altrettanto importante. Un ambiente lavorativo che valorizza le persone e ne favorisce il benessere è la base per una comunicazione autentica e ispirata.

Per le Persone: Contenuti Coinvolgenti e Etici

Il pubblico desidera contenuti coinvolgenti, ma è altrettanto importante essere etici nelle nostre pratiche di marketing. Evitare stimoli irrispettosi, aggressivi o manipolatori è fondamentale per guadagnare la fiducia delle persone. Dobbiamo andare oltre l’obiettivo di vendere e concentrarci sulla soddisfazione delle reali necessità del nostro pubblico.

La comprensione delle paure e dei bisogni indotti può essere una tentazione, ma dobbiamo resistere a questa pratica poco etica. Invece, dovremmo lavorare per migliorare la vita delle persone con i nostri prodotti o servizi, offrendo soluzioni che risuonino con autenticità.

Per l’Ambiente: Un Impegno Verso la Sostenibilità

Il mondo digitale ha un impatto significativo sull’ambiente, e come marketer, dobbiamo essere consapevoli della nostra responsabilità. Ridurre l’”inquinamento digitale” è essenziale per contribuire alla salvaguardia del pianeta.

Dovremmo evitare di creare post scritti a casaccio solo per riempire il calendario. Invece, puntiamo a una pianificazione strategica che metta in primo piano la qualità e la rilevanza dei contenuti. Questo ci permetterà di ridurre lo spreco di risorse digitali e promuovere una comunicazione sostenibile.

Inoltre, consideriamo l’adozione di tecniche di green marketing, sensibilizzando il pubblico sull’importanza dell’ecosostenibilità. Questo potrebbe coinvolgere il riciclo di materiali digitali, l’energia rinnovabile o il supporto a cause ambientali.

Gli esseri umani hanno bisogno l’uno dell’altro tanto quanto hanno bisogno dell’ambiente. Gli esseri umani sono l’uno l’ambiente dell’altro. Pensare in modo ecologico non riguarda semplicemente cose non umane. Pensare in modo ecologico non riguarda semplicemente cose non umane. L’ecologia ha a che fare con me e con te.

Timothy Morton

La comunicazione sostenibile è una strada verso una connessione autentica con il pubblico e un impegno verso la protezione dell’ambiente. Un marketing responsabile si basa sull’integrità, la trasparenza e la cura delle persone e del pianeta.

Sfide come la tentazione di usare stimoli irrispettosi o la produzione di contenuti irrilevanti devono essere superate con una visione a lungo termine. Solo così possiamo costruire una reputazione solida e guadagnare la fedeltà del nostro pubblico.

Mentre ci addentriamo in questa era digitale in continua evoluzione, ricordiamo che la comunicazione sostenibile è la chiave per un futuro migliore per il nostro brand, il nostro pubblico e il nostro pianeta.

Vita che pulsa

𝒬𝓊𝒶𝓃𝒹𝑜 𝓃𝓊𝓉𝓇𝑜 𝒾𝓁 𝓂𝒾𝑜 𝒸𝓊𝑜𝓇𝑒 𝒶𝓉𝓉𝓇𝒶𝓋𝑒𝓇𝓈𝑜 𝓁𝑒 𝑒𝓈𝓅𝑒𝓇𝒾𝑒𝓃𝓏𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓋𝒾𝓉𝒶,

𝓈𝑜𝓃𝑜 𝒾𝓃 𝑔𝓇𝒶𝒹𝑜 𝒹𝒾 𝒶𝒷𝒷𝓇𝒶𝒸𝒸𝒾𝒶𝓇𝑒 𝓉𝓊𝓉𝓉𝒾 𝑔𝓁𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓂𝒾𝒶 𝑒𝓈𝒾𝓈𝓉𝑒𝓃𝓏𝒶,

𝒸𝑜𝓂𝓅𝓇𝑒𝓈𝒾 𝓈𝑜𝑔𝓃𝒾 𝑒 𝒹𝑒𝓈𝒾𝒹𝑒𝓇𝒾.

𝒱𝒾𝒶𝑔𝑔𝒾𝒶𝓇𝑒 𝑒 𝑔𝓊𝒶𝓇𝒹𝒶𝓇𝑒 𝒶𝓇𝓉𝑒

𝓈𝑜𝓃𝑜 𝓈𝑜𝓁𝓊𝓏𝒾𝑜𝓃𝒾 𝒾𝒹𝑒𝒶𝓁𝒾

𝓅𝑒𝓇 𝓂𝒶𝓃𝓉𝑒𝓃𝑒𝓇𝑒 𝒾𝓃 𝓈𝒶𝓁𝓊𝓉𝑒 𝑒 𝒾𝓃 𝒶𝓇𝓂𝑜𝓃𝒾𝒶

𝒾𝓁 𝓂𝒾𝑜 𝑒𝓈𝓈𝑒𝓇𝑒.

𝒞𝑜𝓃 𝓊𝓃𝑜 𝓈𝑔𝓊𝒶𝓇𝒹𝑜 𝒶𝓉𝓉𝑒𝓃𝓉𝑜 𝑒 𝓊𝓃 𝒸𝓊𝑜𝓇𝑒 𝒶𝓅𝑒𝓇𝓉𝑜,

𝓈𝑜𝓃𝑜 𝒾𝓃 𝑔𝓇𝒶𝒹𝑜 𝒹𝒾 𝒶𝓅𝓅𝓇𝑒𝓏𝓏𝒶𝓇𝑒 𝓁𝒶 𝒸𝑜𝓂𝓅𝓁𝑒𝓈𝓈𝒾𝓉à 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝑜𝓃𝒹𝑜 𝒸𝒽𝑒 𝓂𝒾 𝒸𝒾𝓇𝒸𝑜𝓃𝒹𝒶.

Apparato circolatorio – Jago

[L’imbarazzo del corpo]

Quando ero ragazza provavo disagio a cambiarmi negli spogliatoi. Eppure li ho girati tutti: danza, calcio, palestre tradizionali, piscine…

Il confronto con gli altri corpi mi faceva sentire sempre in svantaggio, per eccesso.

Solo con gli occhi adulti sono riuscita a vedere davvero il mio corpo per quello che era: solo un corpo. 

Una delle tante combinazioni possibili.

La mia declinazione in carne ossa e respiro. Una forma. 

La mia.

Oggi, spogliandomi in palestra, il pensiero mi ha ricordato quella ragazza che sono stata, e ho provato una tenerezza nuova.

Ho avuto compassione.  

Di me, per tutte le volte che mi sono tenuta i vestiti addosso e ho aggiunto strati per allontanare quel giudizio, quel sentimento di inadeguatezza.

Quasi a dover chiedere scusa, di stare al mondo. 

Questa è la mia esperienza, ma so che i corpi altri da me che tanto ho desiderato abitare da giovane, avevano il mio stesso problema. 

Per questo amo così tanto la fotografia e il ritratto.

Perché lo specchio della fotocamera ci aiuta a guardarci, così come siamo.

“E siamo qui per rivelarci, non per nasconderci.” 

Tutti.

La pellicola questo lo faceva con ancora più naturalezza, di rivelare intendo.

Rendere note cose sconosciute, segrete, misteriose.

Svelare.

Manifestare la propria vera essenza e natura.

Far emergere in modo sorprendente, le proprie caratteristiche uniche.

E permettere all’occhio di stare a guardare, anche per ore, con quello sguardo lungo e lento cos necessario.

Di respirarsi, dietro e davanti all’obiettivo.

Di riconoscersi.

Davvero.

Nessuno ha il diritto

di privarci delle cose più normali:

l’appuntamento dal parrucchiere,

spostare dei libri, 

aspettare tranquilli la sera. 

Nessuno può dirottare la nostra vita

perché ha noia della sua,

perché non capisce

che la violenza non è solo uccidere,

ma spezzare il tenero gambo

dei nostri minuti.

Neppure noi abbiamo il diritto

di non capire la meraviglia

delle cose normali,

non c’è nessun bisogno

di vestire da capolavoro

ogni giornata.

Pensiamo al guadagno

di vedere un’alba, 

al salario di cenare con i nostri cari

e al fatto di entrare nella notte

con il nostro corpo misterioso

che si lascia attraversare dai sogni. 

Pensiamo al piacere

di camminare per le nostre strade, 

di tornare a casa. 

Non deve arrivare la sventura 

per ricordarci la grazia 

della piccola e infinita vicenda 

di stare qui in un giorno qualsiasi.

Franco Arminio

[impermanenza]

Il corpo è un’immagine.

Ogni cellula è fatta di due ingredienti invisibili: consapevolezza ed energia.

Il nostro corpo è composto da un continuo aggregarsi e disgregarsi dei quattro elementi: Terra, Acqua, Fuoco, Aria. 

L’elemento Terra si manifesta con la pesantezza-leggerezza o sofficità e durezza.

Percepire la stabilità della terra e interiorizzarne la forza, la sua energia istintiva, la sua conoscenza non mediata dalla mente ci porta alla dissoluzione dell’ego e ci riconduce a una visione in cui noi siamo parte del tutto.

Come la Terra il nostro corpo possiede infinita capacità di rigenerazione.